La Spagna è sempre stata vista come una destinazione dove tutto è più facile, soprattutto per chi intende trasferirsi. Meno regole, meno tasse, meno burocrazia, meno restrizioni. Ritmi meno frenetici, sole tutto l’anno e molte opportunità.
Questa è la Spagna dei sogni, ma sarà sempre cosi? Purtroppo no, anzi, per alcuni aspetti le cose si fanno più complicate. È il caso dei freelance senza partita iva, i cosiddetti lavoratori autonomi occasionali.
Sei bravo a fare fotografie? Dai lezioni di lingua per arrotondare? Vendi le tue creazioni in un mercatino nel week-end? Ti fai pagare per suonare ogni tanto nei locali? Organizzi delle classi di yoga nel tempo libero? Sei uno youtuber che comincia a guadagnare?
Ecco, se vuoi lavorare come freelance in Spagna questo articolo fa al caso tuo!
Le domande che ci giungono più spesso sono proprio quelle relative all’obbligatorietà o meno di aprire una posizione da autonomo, quando e se bisogna fare una fattura, come ci si comporta con la Seguridad Social (a proposito, se non sai che cos’è e come funziona la Seguridad Social, leggi questo articolo al riguardo).
Proveremo a dare una risposta a tutti i dubbi, con la premessa che ogni situazione andrebbe comunque analizzata nello specifico, anche per quanto riguarda il tema della residenza fiscale.
Indice articolo
Come funziona in Italia
Il lavoro autonomo occasionale è una categoria reddituale espressamente regolata, sia dalle norme del codice civile sia dal Testo unico delle Imposte sul reddito (Tuir).
In Italia, si definisce attività occasionale quella:
- non sottoposta ad un vincolo di subordinazione e/o coordinamento;
- non esercitata abitualmente.
È il caso, ad esempio, di una consulenza svolta una tantum, il cui importo sia inferiore ai limiti stabiliti dalla legge. L’ordinamento italiano stabilisce questo limite in 5.000 euro.
Ció significa che se i guadagni sono inferiori a questo limite, e sempre che l’attività sia occasionale, il freelance non dovrà né aprire partita iva, né fare fattura, né iscriversi alla gestione separata INPS.
L’unica cosa che dovrà fare, è emettere una ricevuta con ritenuta d’acconto del 20% ed aspettare la Certificazione Unica emessa dall’impresa committente; oppure, se il cliente è un privato, emettere la ricevuta e dichiarare l’anno successivo i redditi percepiti come “redditi diversi”.
Tutto questo per dire che, almeno per una volta, il regime fiscale italiano è quantomeno aderente alla realtà, ossia quella di migliaia di persone che prima di sostenere i costi per l’apertura di una partita iva, ci pensano bene, provando prima ad acquisire un po’ di clienti per poi vedere come vanno le cose.
Vediamo ora come funziona in Spagna!
Come funziona in Spagna
I "falsi" autonomi
Ecco che il nostro bravo freelance è già arrivato in terra spagnola e, mentre cerca un lavoro a tempo pieno, si dedica a dare lezioni di italiano un paio di volte alla settimana. Viene pagato 1 volta al mese attraverso un bizum, per importi sempre irrisori.
Solo un paranoico penserebbe che tale situazione possa rappresentare un problema, ma scopriremo che quello che oggi non è un problema, domani potrebbe diventare un incubo.
Partiamo intanto dalla burocrazia: a differenza dell’Italia, il freelance senza partita iva è (sarebbe) comunque obbligato a:
. Emettere fattura con IVA (e quindi a giocarsi la possibilità di essere più competitivo rispetto ad un autonomo);
. Presentare il modello 036 o, nella maggior parte dei casi, il modello 037 semplificato;
. Presentare la dichiarazione trimestrale IVA e tutti gli altri adempimenti tipici di un autonomo.
Anche in Spagna, come in Italia, ci sono dei limiti, superati i quali occorre iscriversi come autonomo: in questo caso però, il limite è dato dai parametri del Salario Minimo Interprofesional.
Cosa significa? Che se dalla tua attività di freelance generi nel 2022 entrate superiori a 13.510 euro, scatterà l’obbligo di aprire partita iva!
Ma torniamo al nostro povero “professore” di italiano, che con 15 euro all’ora non arriva ai 2.000 euro guadagnati nell’arco dell’anno. Il nostro freelance è uno onesto, qualche fattura la fa, soprattutto perché il cliente ha 20 anni, con bizum ci mette 30 secondi e non ha mai i contanti “giusti” a disposizione.
Dove sta quindi la fregatura?
La Seguridad Social ad un certo punto (fino a 4 anni dopo) potrebbe ritenere che l’attività sia abituale e, pertanto, richiedere la regolarizzazione della posizione (cioè chiederti di darti de alta anche nel regime speciale dei lavoratori autonomi), oltre che richiedere il pagamento dei contributi pregressi, aggiungere una sanzione e farti perdere molti benefici (l’eventuale paro, la tarifa plana ecc.).
In parole povere, costerebbe meno aprirsi la partita iva.
Faq & casi pratici
D: Ho un blog e vendo alcune magliette direttamente sul sito, guadagno poche centinaia di euro, come si interpreta la mia attività?
R: Un e-commerce è pienamente parificato ad un negozio sulla via principale del tuo pueblo, perciò anche se non vendi niente, sarà molto difficile interpretare la tua attività come non abituale! Smetti di vendere magliette!
D: Mi ha contattato un locale per fare un concerto, mi paga 100 euro come rimborso spese, devo fare la fattura?
R: Tieni presente che quando non si verifica alcun incremento del patrimonio, non è dovuta alcuna fattura né alcun pagamento di imposta. Certo, se il rimborso spese è 10 volte tanto o palesemente incoerente si rischia comunque.
D: Gestisco il profilo instagram di un amico che ha una attività. Ci siamo messi d’accordo che mi paga 3.500 euro alla fine dell’anno in un’unica soluzione. Si può fare senza problemi?
R: Prima di tutto chiediti se puoi riuscire a dimostrare che i 3.500 euro sono riferibili ad una attività veramente occasionale, in questo caso forse è un po’ difficile. Non basta, infatti, evitare di frazionare le fatture per eludere il controllo di sostanza che opera la Seguridad Social. Seconda cosa, per fatture sopra i 3.000 euro scatta l’obbligo di presentare il modello 347, quindi occhio!
Conclusioni
Capito ora la famosa “economia sommersa” a cosa (tra le altre) è dovuta?
Fare il freelance in Spagna è molto complicato, anche perché se durante l’anno ti accorgi che le cose ti vanno bene e vuoi aprire partita iva, quando inizialmente ti eri dato de alta con Hacienda, non pensare che basti uno schiocco di dita. Entrerai, infatti, nel loop che noi residenti in Spagna conosciamo bene: datti de baja, datti de alta, datti de baja, datti de alta….altro che cera.
Quindi, se non hai la possibilità di regolare i conti con il tuo cliente “sciuè sciuè”, valuta bene la possibilità di sfruttare la tarifa plana come autonomo o anche quella di sospendere la tua partita iva nei periodi in cui non generi introiti (qui si dice“queda dormida”) che, per tutto il resto, c’è Vivere Maiorca.
Hai qualche dubbio rispetto alla pianificazione fiscale del tuo trasferimento? Prenota la tua consulenza con noi!